
03 Lug DEFINIAMO LE REGOLE! Ogni gioco ha le sue regole, anche investire nei mercati finanziari!
WEEKLY NEWS FINANZA DI LUSSO N.85
Quando ero un bambino almeno una volta al mese partecipavo a dei grandi raduni familiari in cui si festeggiavano compleanni di miei cugini o di miei zii.
Queste occasioni accadevano spesso perché avevo (ed ho ancora oggi) una decina di zii con relative mogli e figli (almeno 2 a testa).
Ricordo questi momenti con molto divertimento. C’era un orda di bambini che correva da una parte all’altra della malcapitata casa che ospitava l’evento.
Il baccano era pazzesco, gli adulti erano tutti in una stanza dove c’erano anche le squisite focacce che faceva mia nonna sufficienti per sfamarci per un mese.
Tutto era caotico e ciò non mi metteva sempre a mio agio. Forse è proprio per questo motivo che nel tempo ho sviluppato una capacità di fare “ordine” di stabilire delle regole.
Ho cominciato con i miei cugini!
Per impostare i giochi, ma anche la convivenza pacifica durante l’evento, definivo le regole e cercavo di farle rispettare. Loro si affidavano volentieri a me e spesso mi chiamavano ad arbitro delle controversie.
Cercavo di spiegare loro cosa fare e perché, sapevo come farlo ma la cosa più affascinante era spiegare loro il motivo per cui dovevamo avere delle regole.
Probabilmente nel tempo è stata proprio questa mia attitudine a permettermi di fare il lavoro che faccio oggi.
Che piaccia o no Pianificazione finanziaria vuol dire darsi delle regole.
Ma che cosa è una regola?
Come è stata definita da Stephen Covey una regola è un incrocio di Conoscenza, Capacità e Desiderio.
Conoscenza: cosa fare e perché
Capacità: come fare
Desiderio: motivazione, il voler fare
fonte immagine: Le 7 regole per avere successo, Stephen R. Covey, Franco Angeli , Ed. 2014
Creare una regola richiede di lavorare su tutte queste dimensioni e la stessa cosa vale per la pianificazione finanziaria.
Molto spesso i risparmiatori si trovano davanti al desiderio o perlomeno la sensazione che bisognerebbe fare qualcosa per i propri risparmi.
Soprattutto oggi che l’inflazione avanza in modo incontrollato, arrivando fino all’8%, un risparmiatore si chiede se ha senso lasciare i soldi in conto corrente perdendo continuamente potere d’acquisto.
Il risparmiatore spinto dalla motivazione si scontra però sul cosa fare e su come farlo. Il mercato è feroce e caotico come quell’orda di bambini, come faccio a capire come controllarlo e quali strumenti è meglio utilizzare per gestire i miei risparmi?
Il risparmiatore dovrebbe aumentare la sua cultura finanziaria, studiare, osservare i mercati, capire e approfondire gli strumenti finanziari e poi dovrebbe scegliere un intermediario d’eccellenza, negoziare i costi, studiare la piattaforma per la negoziazione degli strumenti finanziari, aprire un rapporto bancario, un deposito titoli e scegliere accuratamente gli strumenti finanziari basandosi sulle previsioni macroeconomiche, studiando le aziende che acquista decidere e che tipo portafoglio vuole costruire. Una volta fatto tutto questo dovrebbe monitorare costantemente il portafoglio, fare degli aggiustamenti, applicare degli stop loss ecc….
Possibile ma improbabile.
Ed allora come possiamo orientarci sui mercati finanziari? come possiamo costruire le nostre regole per investire se ci manca il come e il cosa?
Abbiamo la motivazione ma anche questa va orientata ed esplicitata. La motivazione non può essere soltanto l’inflazione ma deve essere anche definire bene quelli che sono i molteplici obbiettivi che vogliamo raggiungere grazie ai nostri risparmi e alla loro remunerazione.
Potrebbe mancarci la conoscenza e la capacità per gestire da soli un portafoglio di investimento ma questo è possibile delegarlo. Esistono molti professionisti, come me, che possono aiutare i risparmiatori a orientarsi e investire sui mercati finanziari.
Possiamo così partecipare alla festa senza pensieri affidandoci alle regole personalizzate pensate e calibrate per noi da chi ha le competenze giuste.
MERCATI FINANZIARI
Ultima settimana contrastata sui mercati finanziari ma soprattutto vediamo quali sono i principali motivi che hanno portato alla chiusura del primo semestre dell’anno dell’indice S&P 500 in calo di oltre il 20%, (il peggiore negli ultimi 52 anni), mentre il trimestre (-16%) è stato il peggiore dal 2020. Male anche il Nasdaq con il suo -30% semestrale.
Continua a chiamarsi ‘recessione’ la più grande paura dei mercati, è infatti concreto il rischio che la stretta delle banche centrali possa far scivolare l’economia in recessione.
Durante il simposio organizzato dalla Bce a Sintra, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha parlato di “rischio calcolato” sul rallentamento della crescita considerando la possibile recessione come prezzo da pagare per riportare l’inflazione sotto controllo.
La sintesi di Powell, spiega tutto: “la cosa peggiore che potremmo fare non sarebbe quella di provocare una recessione ma quella di non riuscire ad affrontare questa inflazione elevata, permettendole di radicarsi e di diventare persistente”.
Dalla BCE Lagarde ha avvisato che “non si tornerà al contesto di bassa inflazione che c’era prima della pandemia”, ha poi indicato i tempi del futuro scudo anti-spread: “se ne discuterà durante la prossima riunione del 21 luglio”.
I dati macro confermano le loro parole, Spagna con un’inflazione a 10,2% (prevista a 8,7%), ai massimi da 37 anni. Il Belgio oltre le attese a 9,6%, ai massimi dal 1982. L’inflazione tedesca è invece uscita a 7,6% sotto le stime (previsione all’8%) probabilmente grazie ai tagli sui costi della benzina voluti dal governo.
Revisione al ribasso a -1,6% del Pil Usa del primo trimestre.
La Federal Reserve afferma anche che un altro aumento dei tassi di interesse da 75 punti base a luglio rappresenta soltanto “un punto di partenza”.
Questo rialzo da 75 punti, però, non è considerato una scommessa certa visti i deboli dati economici in Europa e negli Stati Uniti, infatti il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le stime sulla crescita economica USA proprio a causa dell’inasprimento monetario aggressivo da parte della Fed.
Rimane in controtendenza la Banca del Giappone dove il governatore Haruhiko Kuroda ha ribadito che manterrà la propria politica ultra-accomodante, con il Paese che non risente del trend globale dell’inflazione alta.
Per completare il quadro mancano solo le tensioni geopolitiche.
Si aggiunge infatti anche il rischio default per il debito sovrano russo e, purtroppo, i missili di Putin colpiscono Kiev per la prima volta da settimane: l’ultimo attacco è stato ad un centro commerciale di Kiev, dopo i missili lanciati dalla Bielorussia subito dopo un G7 con la dichiarazione di sostegno incondizionato all’Ucraina .
Domenica 26 giugno, è scaduto infatti il “periodo di grazia” di 30 giorni concesso alla Russia per il pagamento di 100 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni. Il Paese è quindi inadempiente. In realtà, almeno per ora, si tratta di un evento più che altro con una valenza simbolica.
Si tratterebbe del primo default russo, dall’era zarista, nel 1918. Ma è simbolico, visto che già da tempo la Russia è tagliata fuori dai mercati internazionali e non si può finanziare né in dollari né in euro.
Il governo russo ha affermato che non ci sono motivi per il fallimento – grazie ai proventi per la vendita di gas e petrolio ha le risorse per pagare gli interessi – ma che non è in grado di inviare denaro agli obbligazionisti a causa delle sanzioni, accusando l’Occidente di cercare di spingerla a un default artificiale.
Inoltre il G7 si prepara al bando dell’oro russo (La Russia è il secondo produttore al mondo di oro): questo stop impedirà agli oligarchi di usare il metallo prezioso per convertire i loro beni, aggirando le sanzioni.
Il divieto di importazione dell’oro, che entrerà in vigore a breve, si applicherà all’oro di nuova estrazione o raffinato. Non riguarda l’oro di origine russa precedentemente esportato dalla Russia. Non è prevista l’estensione delle restrizioni all’oro russo acquistato legittimamente prima dell’entrata in vigore del divieto di importazione.
L’Ue accelererà i lavori per mettere un tetto al prezzo del gas, ha detto Draghi.
Nel G7 c’è l’accordo per valutare il possibile ‘price cap’ sul petrolio russo, obiettivo che però appare tutt’altro che semplice
Preparazione di un vertice Usa e Cina
Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, ha affermato che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping dovrebbero parlarsi nelle prossime settimane, citando la crescente convergenza tra i membri della Nato e del G7 riguardo alla sfida rappresentata dalla Cina.
Sullivan ha detto che il G7 affronterà le questioni delle pratiche economiche “non di mercato” della Cina, dell’approccio al debito e delle azioni in materia di diritti umani.
Sullivan ha inoltre affermato che le nazioni occidentali non cercano di avere un confronto con la Cina o di dividere il mondo in blocchi rivali, ma vogliono assicurarsi che la Cina e gli altri Paesi aderiscano a una serie di regole che siano eque, comprese e concordate da tutti.
Questa settimana è stato caratterizzata anche dal vertice NATO a Madrid, dedicato soprattutto all’invasione russa dell’Ucraina.
All’evento ha partecipato anche Draghi.
Biden ha affermato che “Questo è stato un vertice storico” poiché è stato quello che ha sancito l’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza atlantica. Infatti la Turchia ha tolto il veto all’ingresso nella NATO di Finlandia e Svezia.
Biden ha anche affermato: “Prima che la guerra iniziasse avevo avvertito Putin che l’alleanza sarebbe diventata più forte e più unita e questo è quello che è successo”.
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Alla prossima settimana!
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Emanuele Lusso
Grafico dell’andamento dei principali listini azionari dell’ultima settimana: